
I rimedi della nonna attraggono sempre. Si tratta di consigli d’altri tempi che propongono soluzioni semplici per piccoli problemi di salute, per le pulizie della casa senza tralasciare anche il tema della bellezza. Un rimedio gettonato riguarda i capelli: si tratta dell’ultimo risciacquo, dopo lo shampoo, da fare con l’aceto per donare brillantezza alla capigliatura.
Basta fare un giro in rete per trovare un’infinità di articoli dedicati all’argomento. Ma, nonostante le assicurazioni di molti sulla bontà del metodo, non sono mai andata in cucina per provare. A farmi desistere, oltre all’odore molto forte dell’aceto, è la seguente motivazione: utilizzare o mescolare ingredienti che riteniamo innocui, per il semplice fatto che si trovano nella nostra cucina, non sempre è una buona idea. Applicare ingredienti o composti fatti in casa sulla pelle, senza avere adeguate conoscenze e competenze, o senza che siano stati fatti test per valutarne gli effetti, può essere davvero rischioso. Dunque, su salute e bellezza, con i rimedi della nonna ci vado cauta. Magari l’aceto è innocuo, ma magari no. Ad alcune questioni, poi, non ho trovato una risposta univoca. Va usato puro o diluito? Se va diluito bisogna farlo solo con acqua? E ancora, quali sono le giuste quantità e il suo uso prolungato che effetti ha? In Francia ultimamente ha fatto discutere il caso di una youtuber che consigliava, in assoluta buona fede, una maschera di bellezza casalinga alla cannella, un ingrediente che tutti abbiamo in casa ma che sulla pelle può causare forti allergie.
Personalmente non ho competenze in merito, ma di reazioni allergiche ho purtroppo avuto esperienza. Così, pur se attratta dall’innocuo aceto, ho messo da parte quello destinato al condimento dell’insalata ed ho deciso, invece, di acquistare un prodotto specifico, di cui presumo, mani esperte abbiano mescolato dosi ed ingredienti e testato le possibili reazioni sull’epidermide.
I vari aceti in commercio
Sono vari i marchi che propongono aceti per l’ultimo risciacquo della capigliatura. Tra queste in passato ho provato il Phytocidre della Phyto, un prodotto a base di aceto di sidro che però non mi aveva entusiasmato. Anche la Klorane ha il suo aceto da risciacquo, a base di aceto e camomilla, ma più indicato per capelli bondi e castano chiaro. Un prodotto che voglio provare prossimamente è l’Aceto da risciacquo al lampone di Yves Rocher, di cui da poco ho scoperto l’esistenza. Quello che sto utilizzando e apprezzando adesso è l’Aceto da risciacquo Fioravanti di René Furterer, il marchio francese di proprietà della Pierre Fabre (il gruppo farmaceutico che possiede tra gli altri anche i marchi Klorane, Galènic e Avene).
Caratteristiche dell’aceto Fioravanti
Questo prodotto, che ho scoperto essere in commercio sin dal 1986, stando a quanto affermato dal produttore, combina due principi attivi: l’aceto ricavato dal succo concentrato di acerola, e l’alcoolato Fioravanti. La funzione dell’aceto di acerola dovrebbe essere quella di levigare le squame del capello ed eliminare i residui di calcare. L’alcolato di Fioravanti invece, che è un preparato vegetale ottenuto dalla macerazione di 11 piante tra cui zenzero, cannella, chiodi di garofano dovrebbe avere proprietà aromatiche, rinfrescanti e stimolanti. Questo preparato, che risale al 16° secolo e che fu sviluppato dal medico italiano Leonardo Fioravanti, sarebbe in grado di donare brillantezza ai capelli e richiudere le squame. Per chi fosse curioso qui c’è un articolo in spagnolo che ne parla.
Il mio test
Utilizzo questo prodotto da circa 6 mesi. Sulla confezione si consiglia di utilizzare il prodotto puro direttamente sulla capigliatura prima dell’ultimo risciacquo oppure di diluire un tappo di prodotto in un contenitore con acqua preferibilmente fredda (1 tappo di prodotto ogni 10 tappi acqua) ed utilizzare come ultimo risciacquo. Io utilizzo il primo metodo. L’odore del prodotto è forte ma non come quello dell’aceto da cucina. Al suo interno ci sono altri profumi. I principali effetti che ho riscontrato con l’utilizzo non riguardano tanto la brillantezza dei capelli ma piuttosto la riduzione della produzione di sebo da parte del cuoio capelluto. I miei capelli hanno sempre avuto una tendenza al grasso alla radice. Sulle punte, invece, col passar del tempo sono diventati sempre più secchi. Da quando utilizzo l’aceto Fioravanti, circa due volte a settimana con alcune pause, ho notato una tendenza delle radici a diventare grasse meno velocemente. I capelli restano puliti più a lungo, sono in effetti più lucidi e, cosa che non mi aspettavo, subito dopo lo shampoo risultano più facili da pettinare. Questo effetto credo però sia dovuto alla presenza di siliconi nel prodotto. Non utilizzo shampoo con siliconi da molto tempo e forse è per questo che ho notato la differenza. In generale non mi piace la corposità, che definirei rigida, data al capello dal silicone.
In conclusione
Continuerò ad usare l’aceto di risciacquo non tanto per donare brillantezza quanto per l’effetto riduzione della produzione di sebo. Intervallerò comunque l’utilizzo a pause perché credo che un utilizzo prolungato di un prodotto acido possa avere alla lunga effetti negativi. Proverò però l’aceto della Yves Rocher che, a differenza di quello della Furterer, non contiene siliconi ma neppure, ahimè, l’antico alcolato Fioravanti che ho il sospetto possa fare la differenza.